Quando Collodi, a fine ‘800, pensò alle sue fantasmagoriche avventure, per quello che sarebbe diventato il più famoso burattino della Storia, non avrebbe certamente potuto immaginare un nuovo millennio guidato dall’informatizzazione eppure ancora bisognoso – ancora più bisognoso – di pieghe fantastiche, umoristiche, oniriche; insomma, un mondo piegato dal realismo spinto e dal razionalismo deforme che sugge con brama dalle pagine del suo Pinocchio.
Dopo un anno in cui abbiamo nazionalmente ricordato la capacità leonardiana di trasfigurare la realtà, cercando di colorarla d’una utopica bellezza e una clamorosa spinta futuribile, oggi ci ritroviamo sprofondati tra le fantasie collodiane guardando ad un passato che sembra più libero culturalmente e capace ancor oggi di sorprenderci.
Certamente il buon Carlo non avrebbe potuto pensare ad un omaggio come quello di “Pinochhio Pinochio” che messo in scena da Associazione Culturale Teatro Città Murata, superando il mero omaggio allo scrittore e alla sua storia, celebra – in maniera assolutamente travolgente – il teatro nel suo vero senso di espressione “di confine”, tra finzione e realtà, e nel suo essere rivelazione unica, viva, in stretta relazione creativa con il pubblico.
Un titolo storpiato e un ingresso in scena, dalla platea, con un’improbabile e sconclusionata sfilata musical-canora infarcita di goliardici frizzi e lazzi sostenuti dalle note di una fisarmonica: sin dall’inizio questo spettacolo si rivela nella sua anima, quella di una commedia che punta sul ritmo e le stramberie comiche nella quale i canonici protagonisti sono solo un colorato pretesto per scatenare la verve di una compagnia che sembra proprio divertirsi, oltre che divertirci.
Tra balletti fintamente disorganizzati, scambi di ruolo, rallentamenti ed improvvise accelerazioni della successione narrativa, lo spettacolo intrattiene con grande brio, non nascondendo mai l’artificio teatrale, ma usandolo come leva per stringere un legame con i piccoli spettatori.
In questo contesto molto alternativo, si sposano benissimo pause, canti, musiche e filastrocche, una recitazione assolutamente (deliziosamente) sopra le righe, caricaturale, che lascia trasparire una perfetta amalgama tra tutti i bravissimi interpreti coinvolti (Stefano Andreoli, Marco Continanza, Naya Dedemailan, Davide Marranchelli, Alice Pavan).
Una recitazione basata molto sulla fisicità, slapstick, che conquista le risate della platea con numerose gag, impreziosita da musiche facili e trascinati e con canzoni che fungono da sintesi narrativa o descrittiva.
Pinochhio Pinochio, come va molto al giorno d’oggi in cucina, è un “Pinocchio destrutturato”: uno spettacolo che piace a più livelli e che trae giovamento dalla sua “nobile” sfumatura da commedia dell’arte. Una frizzante messa in scena che ci conduce nel vortice d’una festa.
O.M.
Pinochhio Pinochio è ospite dei PICCOLIPANCHI 19/20 di Tolmezzo e di Latisana