Un’altra giornata insieme secondo Omar Manini.
Come ogni anno si è rinnovato l’appuntamento con la giornata formativa FTSSN – Fare Teatro a Scuola Secondo Noi rivolta a tutti coloro che, per i più svariati motivi, hanno a che fare con arti e mestieri che ruotano attorno al mondo dell’educazione. Ma che suggerirei anche a chi ha solo voglia di avvicinarsi ad uno sguardo non addomesticato o, semplicemente, a chi ha fame di ragionare fuori dai soliti binari. Organizzata da ERT FVG – teatroescuola, presente sul territorio da oltre trent’anni, è stata elogiata sul palco nei saluti di Giovanni Nistri, Presidente della Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine e di Renato Manzoni, Direttore dell’Ente Regionale Teatrale. Nistri, sottolineando la necessità di collaborare con le varie realtà culturali presenti sul territorio, ha assistito al dialogo e ha rimarcato il piacere di partecipare ad occasioni così ben organizzate e stimolanti, ricordando che “il teatro ragazzi è essenziale e, se capillarizzato, può portare a risultati altamente auspicabili”. Davanti ad un pubblico eterogeneo e molto interessato – composto da docenti, attori e studenti del Liceo Musicale – quattro relatori, scelti per la loro esperienza nel fare e/o osservare artistico, lasciati a liberi di ragionare sulla loro esperienza nell’ “Abbandonarsi. L’arte di lasciare e lasciarsi andare”. Sì, perché quest’anno teatroescuola vuole focalizzare il proprio percorso affrontando uno dei problemi più complessi nel rapporto tra spettatore-bambino e teatro: quello della necessità sempre più soffocante di dover dare un nome e una forma, meglio ancora se predigerita, all’esperienza teatral-scolastica. Un espediente che, se dal punto di vista burocratico serve a limitare possibili errori (?) e spiacevoli ricadute, dall’altro limita l’azione del corpo docente verso la stimolazione sensibile, la sorpresa di connessioni impreviste e la bellezza di una scoperta che sia propria. È così che il teatro passa al setaccio, rimanendo pura etichetta: funzionale, strettamente connesso ad un obiettivo immediato, zavorrato dall’adesivo “educativo”. On stage il cuore di Ert teatroescuola, Silvia Colle e Lucia Vinzi, a coordinare il tutto con una libertà invidiabile fatta di brillanti connessioni impreviste e imprevedibili (da Carmen Consoli fino a Harry Potter e Wisława Szymborska) e altri quattro cavalieri del pensiero libero: – Michele Rabbia: percussionista e batterista, ha incentrato la sua partecipazione su due momenti di improvvisazione sonora. Piccoli oggetti (come le biglie) che interagiscono sulla superficie di tamburi o con vasi metallici, oppure le mani che accarezzano gli strumenti: ne nasce un’atmosfera meditativa fatta di sospensione che regala sfumature variabili. Una relazione di cose nello spazio, con infinite possibilità espressive, che parlano alla nostra essenza e richiedono/producono una relazione con il nuovo, il diverso; – Roberto Frabetti: autore, regista, attore: il teatro ragazzi, da quarant’anni, è il suo pane. Racconta di esperienze di meraviglia in seguito a reazioni inaspettate e favorite dalla liberazione dei vincoli. Il teatro, dice, non deve essere didattico: è comprensione dell’importanza di poter sbagliare, del piacere di andare alla scoperta di qualcosa; è l’adrenalina del viaggio verso l’ignoto. La regola inderogabile è quella di darsi del tempo e volersi lasciar sfiorare dal teatro; un teatro che non deve essere un prodotto categorizzato da vendere, non deve puntare al bello da insegnare, ma all’estetica sensibile di stampo greco, alla condivisione, alla relazione; – Claudio Milani: attore stimatissimo, lavora con le fiabe principalmente per bambini dai tre agli otto anni. Ritiene che per avere una visione complessiva bisogna alzare la “luce della visione” sull’oggetto d’osservazione. Il teatro e le sue storie compiono proprio questo lavoro: tolgono ogni particolarismo per astrarre la condizione e renderla universale facilitando l’abbandono di posizioni e il piacere. Milani paragona il teatro alle giostre di cui ti devi/vuoi fidare per vivere l’esperienza totalizzante: un sollevamento che riporta a terra con una consapevolezza migliore di sé e del proprio mondo interiore. Inoltre, il teatro è un esercizio di emozione che allena al riconoscimento e alla gestione dell’universo interiore; – Agnese Doria: giornalista del collettivo “Altre Velocità”, si dedica al teatro e alla scuola con numerose esperienze maturate all’interno delle classi come osservatrice di nuovi cittadini in formazione e in crescita. Il teatro è visto come un pensiero collettivo che si allarga al “prima” e al “dopo” nella preparazione all’esperienza e nel deposito della stessa. Il suo “teatro-pensiero” è stato riassunto in nove articoli nei quali si prende in esame la figura centrale dell’insegnante alla quale consegna vari spunti di riflessione e suggerimenti: allontanarsi dalla funzionalità programmatica che si riferisce al teatro come ad un “prodotto”, concedendosi semplicemente la meraviglia per la meraviglia; non sentire l’obbligo di racchiudere il teatro in una griglia nozionistica (strumenti per capire, non letture preconfezionate); non aver paura di “non capire” perché potrebbe essere un modo di trasformare il proprio punto d’osservazione; pensare al teatro come al luogo in cui si incarna l’importanza di preservare il congiuntivo, cioè l’ipotesi, il sogno; essere guide per una riflessione sull’essere spettatore e, come individuo, sulla capacità di ascoltare, ma anche di poter sbagliare (e della sua importanza); fare nascere occasioni di riflessione che aiutino ad emergere le competenze laterali e nascoste degli allievi. In queste giornate di dialogo – leggere e ironiche, ma sempre centratissime e ricche di stimoli – ERT teatroescuola mette in luce quanto il teatro non sia tempo sprecato, ma un valido strumento immateriale per la crescita dell’individuo. Punti essenziali sono la riflessione su cosa significhi occuparsi di spettacolo e sul rapporto tra spettacolo /ragazzi/istituzione (scolastica). Anche questa giornata FTSSN è stata utilissima per fermarsi e riflettere, abbandonando i ruoli e le difese preventive, abbandonandosi all’ascolto degli altri e di se stessi. Tenendo ben presente, comunque, che il ruolo dell’adulto/educatore/artista non è di promuovere l’anarchia, ma di sensibilizzare e curare le proposte, osservare a distanza e trovare una “posizione faro” (fidandosi, comunque, del fatto che il bambino/ragazzo ha la capacità di superare uno spettacolo non riuscito). Che è il ruolo egregiamente svolto, anno dopo anno, da ERT teatroescuola.
FTSSN Fare Teatro a scuola Secondo Noi è stata realizzata con la collaborazione del Teatro Nuovo Giovanni da Udine.