Uno sguardo di Omar Manini sul laboratorio per gli insegnanti di Panda Van Proosdij realizzato a Udine il 25 e 26 marzo.
Liceo Coreutico Uccellis, Udine, ore 18.54; il cerchio a terra si rompe e ci si saluta con rinnovato piacere.
Una conclusione anticipata di qualche minuto su quella prevista dal programma – “Ah, Italian time!”, scherza la relatrice che continuerebbe ancora per molto tempo – per consentire alla scuola la chiusura della sede.
Due ore e mezza quasi filate, un costanza di lavoro che non conosce cali di ritmo: Panda Van Proosdij, circondata da un gruppo di lavoro che per sesso, età, esperienze più eterogeneo non si potrebbe, non si perde in ciance e con una sorprendente capacità di coinvolgimento, supera la barriera linguistica (lei olandese, conduce il laboratorio in inglese con qualche mirata incursione nella nostra lingua, nda) e scardina l’iniziale compressione energetica, dovuta alla normale tensione di relazionarsi con un gruppo/in un ambiente sconosciuto.
L’arma preferita è quella della schiettezza che privilegia il contatto visivo, l’emissione sonora e il linguaggio corporeo, adattandosi alle esigenze individuali, ma non trascurando assolutamente l’eufonia del totale; vengono proposti esercizi che si rivolgono alla parte più spontanea, eppure più bistrattata, artificialmente schiacciata, del nostro essere umani, alla capacità di essere liberi nel tempo e nello spazio, di esprimersi e di compiersi compiutamente.
Il suo metodo, “voice and physique” si avvale essenzialmente di energia, osservazione e concentrazione condotte in un approccio accogliente e armonioso, condite da intelligente ironia distensiva.
Focalizzandosi sul rapporto corpo/voce, Panda mette in relazione il singolo prima con la sua capacità di ascoltare se stesso e di controllare in modo costruttivo il proprio rapporto di tensione-rilassamento-emissione e, successivamente, lo libera, certamente più consapevole, nella rete sociale. Infatti, soprattutto all’inizio, al gruppo vengono proposti esercizi di rilascio dell’energia e dalla “prigionia” del movimento, perché “stare fermi crea condizioni di staticità innaturale che blocca la vitalità e ci rende simili agli adolescenti, come delle ostriche serrate in sé stesse”: ecco, allora, che al grido di “keep only the pelvis steel!” si scatenano lo scuotimento di testa, il movimento sincopato di braccia e mani, piccoli colpi su varie parti del corpo, smorfie, baci in aria, gorgheggi, …
Comprendendo così anche nella pratica quanto sia più faticoso e controproducente conservare l’innaturale stato di chiusura che lasciarsi esprimere.
È sorprendente notare quanto, minuto dopo minuto, quello che era un impegno da assolvere si trasformi, per chi vi partecipa, in un gioco dominato dalla serenità, dalla gioia; una seduta con picchi di puro divertimento che non esclude il contatto fisico dei corpi e che porta a gestire al meglio la propria corporeità e la propria postura.
Ed è tangibile la serenità che si respira in questo percorso nel quale anche agli adulti viene regalata la possibilità di tornare ragazzi e la maturità non è un peso da dimenticare, bensì la marcia in più che consente astrazione, complessità, partecipazione compiuta.
Se, secondo Panda, il blocco di emissione vocale è direttamente associabile alla compressione psico-fisica, spesso data dalla paura, ecco la necessità di questa fase di riscaldamento e ammorbidimento per poi, successivamente, focalizzarsi sulla voce: in movimento, singola e corale, basata sul contrasto azione bassa/emissione acuta e viceversa.
L’ultima tappa è basata sulla capacità di relazione/confronto con l’altro che oggi è sempre più rapida e filtrata dallo schermo del virtuale: i membri del gruppo, in cerchio, su tempi prestabiliti, devono cercarsi con lo sguardo e scambiarsi di posto.
Panda ci ha regalato un bellissimo pomeriggio alternativo, semi di prospettive allargate, non allineate, per poter sfruttare completamente il nostro spazio fisico e mentale ascoltando l’eco prodotto e il riverbero ottenuto. Un insegnamento a trecentosessanta gradi, transgenerazionale, che vale per il canto, ma anche per la vita.